La vita si allunga e aumentano gli anni trascorsi in buona salute cognitiva
Gli anni in più guadagnati con la maggiore aspettativa di vita degli ultimi due decenni passano in salute cognitiva relativamente buona, secondo quanto emerge da uno studio britannico pubblicato su The Lancet e coordinato da Carol Jagger dell'Institute of Health and Society alla Newcastle University. «Viviamo più a lungo e lo facciamo in buona efficienza cognitiva, ma non sempre l'organismo gode di uno stato di salute altrettanto buono» esordisce la ricercatrice, che assieme ai coautori ha analizzato i dati di due studi, i Cognitive Function and Ageing Studies I e II, condotti rispettivamente nel 1991 e nel 2011 intervistando le persone di 65 anni o più in tre centri di diverse zone geografiche in Inghilterra. Le stime di prevalenza per tre misure di benessere, ossia la salute auto-percepita, il deficit cognitivo e la disabilità nelle attività della vita quotidiana, sono stati correlati con i dati di mortalità in ognuna delle tre regioni, e i risultati mostrano che l'aspettativa di vita è aumentata nell'ultimo ventennio e che gli anni aggiuntivi non si associano a un significativo declino cognitivo ma piuttosto a una maggiore disabilità, anche se principalmente lieve.
«Questo è bene per le nostre menti ma non per i nostri corpi» riprende Jagger, osservando che il grado di salute percepita è difficile da valutare non solo per la sua soggettività, ma anche perché le aspettative della gente cambiano con l'invecchiamento. «In altri termini, anche in presenza di un aumento della disabilità, le persone anziane spesso non credono di essere in cattiva salute, anzi: guardandosi intorno vedono che molti coetanei non ci sono più, e così un po' di acciacchi non sembrano poi un danno così grave» riprende la ricercatrice, sottolineando che nel 1991 una donna di 65 anni avrebbe speso il 60% della sua vita residua in buona salute cognitiva, mentre nel 2011 la percentuale è salita al 71%. Per gli uomini invece è un'altra storia.
«Negli ultimi 20 anni i dati sul deficit cognitivo non hanno subito significative variazioni» osservano gli autori, aggiungendo che l'aspettativa di vita dei maschi è comunque aumentata di 4,5 anni. E in un editoriale Kenneth Rockwood della Dalhousie University di Halifax in Canada, commenta: «Il desiderio di longevità senza decrepitezza risale ai tempi antichi, e sebbene questi risultati documentino dei passi avanti, tale desiderio sembra destinato a rimanere tale ancora per qualche tempo».
The Lancet 2015. doi: 10.1016/S0140-6736(15)00947-2 http://www.thelancet.com/…/PIIS0140-6736(15)00947-2/abstract
The Lancet 2015. doi: 10.1016/S0140-6736(15)01022-3 http://www.thelancet.com/…/PIIS0140-6736(15)01022-3/abstract